Qualche anno fa ero molto appassionato di critica musicale e avevo l’abitudine di seguire quotidianamente le nuove uscite, per tutto l’anno. A dicembre, come fanno i critici, stilavo anche io la classifica dei migliori album dell’annata. Ora non ho più tutta quella lena e semplicemente in questi giorni mi sono messo ad ascoltare molti degli album considerati tra i migliori del 2024 dai siti specializzati. Così, alla fine, su stereogum.com (dopo molti altri siti consultati), ho trovato il mio album preferito. Si tratta di Endlessness di Nala Sinephro.
Endlessness di Nala Sinephro
Il disco è una perla di spiritual jazz e ambient jazz con molta elettronica e un po’ di classica. Sono 10 tracce tutte chiamate non a caso continuum che vanno a comporre un poema sinfonico per sintetizzatori (suonati quasi sempre dalla Sinephro), arpa, fiati e batteria.
Nala Sinephro è un’artista belga che vive e lavora a Londra e, come per il suo primo album, Space 1.8, per creare Endlessness si è avvalsa di due importanti sassofonisti della scena londinese: James Mollison (degli Ezra Collective) e Nubya Garcia.
La poesia-recensione
Un’altra doverosa premessa. Una volta, molto tempo fa, avevo scritto un racconto-flusso-di-coscienza scaturito dall’ascolto del disco Ballads di John Coltrane. Visto che quel racconto, che era molto piaciuto, è andato perduto a causa di un disco rigido rotto, ho deciso di riproporre la ricetta con questo disco, questa volta scrivendo una poesia. Vi presento dunque una poesia interamente ispirata dall’ascolto di Endlessness di Nala Sinephro.
Tempinfinito
Un vecchio cervo nobile
salta salti armonici
sul mio filo degli anni.
Era il duemilaquattordici
quando l’intervistai
ricordo l’emozione di parlargli
non c’erano i disturbi d’oggi
solo il vento
gli chiesi come ti proteggi
dal tormento invernale
mentre salti non ti fa sbandare?
ma adesso è vecchio e ha i palchi molli
non riconosce la limpidezza
delle fonti e la bellezza
dei giardini autunnali.
Non sono mai banali
però i suoi sbalzi
temporali e dopo un po’
può farmi ricorrere i rischi
di quando ho vinto la neve
per ascoltare i dischi di un amico
in quell’orrido locale.
Ascolta quel che ti dico:
Il cervo a questo punto è una lei
-Monodeer era il nome del DJ-
con cui ballo un valzer digitale
nei quartieri di Londra
ma lei non ama il Tamigi
preferisce la canzone francese
e mi porta a Parigi
dove la mia persona intraprese
tutto. Io volevo
insegnare musica scapigliato
ma finii in chiesa e imparai
Pater Gloria Credo Sanctus;
Le chiesi allora di fare l’amore
per provare l’estasi nella cura
ma scappai dalla paura
in un altro ricordo, casto.
Nel profumo della mia stanza
lei è la mia ragazza
e si è tinta di rosso
mentre io la preferivo bionda,
stasera guardiamo un film di Bergman
Che si dice Beri-man.
Ero piuttosto pedante a vent’anni.
In un’altra vita ancora
aspettavo l’aurora
per vederci tra sodali
senza aver dormito a posta
come prova autoimposta
di resistenza inutile.
E di nuovo il cervo nobile.
Nella notte di Natale
è stanco e esile
ma si sa ancora trasformare
in me che mi hanno accompagnato
mille notti come questa
passate a passare, passate a scrivere.